[quote][/quote]All’interno dell’edizione 2018 di DIDACTA, promossa da INDIRE, dal titolo “Scoprire, Stupirsi, Educare”, la Regione Toscana ha premiato gli Artigianelli – unica scuola paritaria tra quelle scelte – fra le eccellenze riconosciute nell’intero panorama della Scuola Toscana.
La premiazione si è svolta nella Sala della Scherma nei quartieri monumentali della Fortezza da Basso di Firenze e gli Artigianelli erano rappresentati da una delegazione di alunni delle Classi Terze accompagnata dal prof. Fortunato Rao, Coordinatore didattico della scuola, e dalla prof.sssa Myriam Algieri; gli attestati sono stati consegnati dal dott. Domenico Petruzzo, Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale del MIUR.
Un premio che ci onora e di cui siamo orgogliosi, ma che ci rende ancora più consapevoli che, nell’emergenza educativa che viviamo, la scuola tutta dovrebbe essere così.
Noi siamo su questa strada. Agli Artigianelli lo straordinario coincide con l’ordinario.
Di seguito un abstract dell’intervento e le foto della mattinata.
[quote][/quote]Siamo orgogliosi di essere qui a questa premiazione, ancora di più per essere l’unica scuola paritaria tra quelle scelte nell’intero ambito territoriale della Regione Toscana. Contemporaneamente però siamo anche un po’ straniti perché, in fondo, abbiamo fatto solo il nostro lavoro; ricevere un premio che ci colloca tra le eccellenze per il nostro “ordinario” ci fa ancora di più consapevoli del bisogno reale che l’educazione è nella società odierna, dove la scuola tutta dovrebbe essere d’eccellenza.
In questo nostro tempo l’emergenza educativa è la vera e grande emergenza. Il bisogno che urge è talmente grande da riguardare non solo le giovani generazioni, i nostri alunni che si affacciano sulla scena, ma si configura come un vero e proprio bisogno sociale, riguardante – soprattutto – gli adulti. Sono loro che dovrebbero essere personalità capaci di stare di fronte ai ragazzi i quali chiedono non “istruzioni per l’uso”, ma di avere davanti uomini con una certezza da comunicare.
Il compito di noi educatori – ed in generale di tutti gli adulti – è mostrare ai ragazzi, agli alunni che ci vengono affidati, un “vale la pena” che sia vero innanzitutto nell’esperienza vissuta degli adulti.
Il percorso educativo degli Artigianelli punta tutto sulla persona, non solo quella dell’alunno (questo dovrebbe essere ovvio in tutte le scuole) ma anche quella dell’adulto, del docente; punta tutto sul fattore umano che rende possibile l’avventura della conoscenza vera (altrimenti la scuola potrebbe essere sostituita da un tutorial). È il fattore umano che si gioca nella nostra scuola, che accompagna gli alunni, e di riflesso le famiglie, ad andare in profondità di ciò che la realtà propone, soprattutto tramite l’esperienza.
Ci piace definire la nostra scuola come “il luogo dell’esperienza” non per un vezzo, e neanche per una storia (quest’ultima è così ricca e preziosa – con una tradizione antica e rinomata – da rendere quasi ragionevole il rischio di accontentarsi), ma proprio perché è la descrizione più vera e sintetica di ciò che gli Artigianelli sono.
La parola “esperienza” è veramente l’unica che può descrivere compiutamente il percorso che si trova a vivere chi entra in via dei Serragli 104.
È l’esperienza che permette di giudicare ciò che si impara perché all’uomo non basta sapere le cose per possederle, così come non gli basta provarle per poter dire di averne fatto esperienza. L’esperienza non è aver vissuto una serie di cose – seppur importanti – ma è la capacità di paragone con l’ideale, è la capacità di giudizio di ciò che si vive.
Il percorso di esperienza che gli alunni fanno agli Artigianelli, che è il fondamento della didattica della nostra scuola, mette davanti all’alunno un testimone perché nulla può accadere senza una guida, un maestro, un uomo appassionato a ciò che fa, tanto da poter documentare e testimoniare – mentre fa – che la vera conoscenza, il vero possesso delle cose, è possibile. Il docente, l’adulto, agli Artigianelli si propone come paragone significativo a cui poter guardare e con cui potersi immedesimare, come mirabilmente dice Romano Guardini:
«Che cosa dunque significa educare? Di certo non che un pezzo di materia inanimata riceva una forma, come la pietra per mano dello scultore. Piuttosto educare significa che io dò a quest’uomo coraggio verso se stesso […] che lo aiuto a conquistare una libertà sua propria. Devo dunque mettere in moto una storia umana e personale. Con quali mezzi? Sicuramente avvalendomi anche di discorsi, esortazioni, stimolazioni e metodi d’ogni genere. Ma ciò non è ancora il fattore principale. La vita viene destata ed accesa solo dalla vita.»
Ciò che accade agli Artigianelli è proprio questo e se normalmente si può ritenere che la scuola sia un po’ un mondo che anticipa la vita vera e perciò dove “si fa per finta”, per noi invece è il luogo dove “si fa per davvero”.
L’accogliere ed accompagnare l’alunno in percorsi di conoscenza veri – dove l’adulto fa con lui l’esperienza (che non dev’essere necessariamente un’esperienza pratica laboratoriale, ma è ciò che accade anche nell’approccio ai testi, alla poesia, alla letteratura, agli artisti, agli scienziati, alle lingue, alla matematica, alla musica, etc…) – permette alla scuola di essere molto esigente coi ragazzi proprio in virtù di questo suo essere molto accogliente: gli alunni sono oggetto di una stima, si sentono riconosciuti e chiamati per nome nel rapporto con l’adulto che si mette in gioco davanti a loro, diventando disponibili a fare la fatica che viene loro chiesta e che, dapprima, avrebbero considerato impossibile.